Marley era morto, e neanche io mi sentivo tanto bene
Per questa puntata pre-natalizia, ho voluto provare una cosa nuova. Un racconto, o meglio un dialogo. L’ispirazione è così chiara che mi vergogno a esplicitarla. Fatemi sapere cosa ne pensate.
“E tu chi diavolo sei?”
“Non mi riconosci?”
“Hai in effetti un volto familiare… siamo parenti?”
“Più o meno.”
“Cosa vuol dire più o meno? Fratellastri?”
“Bel modo di dare a nostra madre della puttana.”
“Nostra madre? Ma allora tu sei davvero…”
“Tu.”
“No, dico, tu sei davvero…”
“Sono tu. Stupito?”
“Sì, dal tuo italiano stentato.”
“Io sono te stesso.”
“Sembri più giovane.”
“Grazie. Lo sono.”
“In che senso?”
“Sono il te del passato. Non dirlo… non dirlo…”
“E IO SONO IL PASSATO DEL TE!”
“Cristo. A parte che te e the sono due parole diverse, a proposito di grammatica. Ma poi che battuta è! Non sei proprio cambiato.”
“Cosa vuol dire? Se io sono te, sei tu a non esser cambiato!”
“E’ arrivato Christopher Nolan…”
“Va bene, ammettiamo che tu sia il me stesso del passato. Cosa ci fai qui?”
“A cosa serve il passato?”
“A piangere?”
“Oppure?”
“A piangere MOLTO?”
“E’ attraverso il cambiamento che puoi trarre conclusioni.”
“Da Nolan a Fabio Volo, in un attimo.”
“Ti ricordi com’eri? Quando hai iniziato la stand-up?”
“Ah, è questo. Guardandoti mi rivedrò qualche anno fa. In effetti la tua maglietta me la ricordo. L’ho messa al primo open mic…”
“In quel locale sui Navigli. Ti ricordi a che ora siamo arrivati?”
“Sulla locandina c’era scritto che lo show iniziava alle 21.00. Noi siamo arrivati al pub alle 18.30. E lo show è iniziato alle 22.00.”
“Dimmi che le cose sono diverse nel tuo presente.”
“Certo. Ora gli show iniziano alle 23.00.”
“Minchia.”
“Però nelle locandine su Instagram devi indicare le 13.15 come orario di inizio, sennò per le 23 non è ancora arrivato nessuno.”
“E cos’altro è rimasto uguale?”
“Agli open mic nessuno vuole salire per primo. Però ho trovato una soluzione: le serate inizieranno dal secondo comico.”
“Sei sempre stato intraprendente. Anzi, lo siamo sempre stati. E tu, cioè io…”
“Forse anche basta con ‘sta manfrina. Dì tu, io, noi, quello che vuoi, ma deciditi.”
“Tu come sei? Sul palco? Io ho appena iniziato.”
“Adesso è tanto tempo che ci esibiamo, ma per me ogni volta che salgo sul palco è come se fosse la prima volta.”
“Ah, fai ancora schifo?”
“Ehi! Tu non fai schifo!”
“Forse non ti ricordi bene… Hai rivisto i video delle tue prime esibizioni?”
“Credevo di aver eliminato tutte le prove.”
“Appunto. Le battute erano anche carine, per carità. Ma tutto il resto! Le recitavi come se stessi leggendole.”
“Ero molto legato al testo… Se ti può rassicurare, con l’esperienza imparerai a buttarti.”
“Come fai?”
“Il segreto più importante è fregarsene. Una volta che accetti che le battute possono non entrare, diventi più forte. E, paradossalmente, anche le battute suonano meglio.”
“E poi avrò più sicurezza in me stesso.”
“Sì, ma non illuderti: ogni volta che provi un pezzo nuovo, sentirai la delusione montarti perché non funzionerà come ti aspettavi. Ed è attraverso quella frustrazione che migliorerai.”
“Sai che questa discussione sta diventando da Maestro Jedi?”
“L’importante è che non passi al lato oscuro della comicità.”
“Ovvero?”
“IL CABARET!”
“Dov’è andato il me del passato?”
“Parli con me?”
“Mio Dio, ma tu… sei uguale a me!”
“E’ come guardarsi in uno specchio.”
“Se tanto mi dà tanto…”
“Vuol dire che Tanto è molto generoso, a dare tutto sé stesso.”
“Sono contemporaneamente divertito e disgustato. Come fai a fare certe battute? Non ti hanno ancora ritirato il patentino dello stand-up comedian?”
“Ho commesso il reato di battuta! Un crimine, oggi che il comico dev’essere un guru che distribuisce la sua Verità al popolo.”
“Non iniziamo subito a polemizzare.”
“Va bene. Insomma, dopo il me del passato ora ci sei tu: il me del presente!”
“E cosa dovrei fare?”
“Ah non lo so, pensavo che sapeste tutto voi.”
“Noi chi?”
“Voi spiriti comici. Credevo foste assieme.
“Come una loggia massonica? Una setta satanica?”
“Peggio: un collettivo.”
“Io so solo che mi sembra di conoscerti alla perfezione.”
“Per forza, sei me! Anche io so chi sei, cosa fai. Che poi è quello che faccio io. Forse è proprio questo: guardandoti riuscirò a vedere meglio come sta andando la mia vita da stand-up comedian. Come va?”
“Sono stanco. Non fraintendermi: non della stand-up. Quella mi prende sempre tanto. Ma se prima facevo qualche serata ogni tanto, adesso rischio di avere due eventi al giorno. Nelle settimane di magra.”
“E’ che non sai dire di no.”
“Ma alla lunga questo va a detrimento della qualità.”
“Non me l’aspettavo.”
“Che arrivassi a questo punto?”
“No, che usassi la parola detrimento.”
“Non hai tempo di scrivere, sei sempre di corsa. Per non parlare di un altro piccolo dettaglio: la vita fuori dalla stand-up.”
“C’è vita fuori dalla stand-up? Non era una leggenda metropolitana?”
“Sei d’accordo con lo scenario che ho descritto?”
“Sì. D’altronde sono te, come potrei non esserlo? Però… cosa devo fare? Come posso migliorare la situazione?”
“La butto lì: potresti provare tu per primo a considerarlo un lavoro?”
“Eresia! Questo vorrebbe dire provarci davvero! Non sia mai!”
“Esatto. Gestire meglio gli appuntamenti, farti pagare il giusto, approcciarti in maniera professionale agli impegni necessari a portare avanti questa tua passione.”
“Ma se queste cose le sappiamo, perché non le facciamo?”
“Perché siamo comici. Essere disagiati è la nostra natura.”
“Come lo scorpione della favola?”
“Sì, ma meno fighi.”
“E quindi? Adesso arriverà il fantasma della stand-up futura a farmi vedere come sarò tra vent’anni se continuo così?”
“Ma dove credi di essere, in un racconto di Natale?”
”Cos’è, ora ci mettiamo a fare meta-narrativa?”
”Il futuro non è scritto, come dice Joe Strummer.”
“Non lo conosco. Ha uno special su Netflix?”
“Bella battuta. Quello che voglio dire è che il te del futuro dipende dalle migliaia di scelte che farai da adesso in poi. Nessuno sa cosa diventerai. Nemmeno tu, va bene, ma il futuro non inizia tra vent’anni. Il futuro è già iniziato, lo hai iniziato a costruire quella prima sera all’open mic sui navigli e continuerai a costruirlo finché ti ci ritroverai dentro.”
“Ahia.”
“Ti fa male sentirti dire queste cose?”
“No no. Anzi, hai ragione. Ed è questo che mi preoccupa: tutta una tirata filosofica senza neanche una battuta. Non mi starai diventando un comico guru?”
Segnalazioni
Barzellette medievali? Barzellette medievali.
Partendo dal recente film su Giorgio Gaber, Flavio Oreglio sul Fatto Quotidiano parla del rapporto col cabaret del grande cantautore.
“Best Comedy 2023” secondo il New York Times.
L’angolo autoreferenziale
Abbiamo registrato il primo episodio di This beef is raw, un format di battute dark e roast tra comedian.
Dove vedermi live
Dicembre/inizio gennaio è un periodo strano. Gli eventi si diradano, ma arrivano opportunità curiose. A Capodanno mi trovate al Griller Hop, assieme a Elianto, per introdurvi con dovizia nel 2024.
Il 10 gennaio metterò a frutto le ore di scrittura per provare un nuovo pezzo da UN, il locale gestito da Patrizia Emma Scialpi.
Mentre il 15 gennaio porto il mio one man show al Revel di Treviglio, un posto fantastico, grazie all’invito di Giorgio Matta.
Il video alla fine
E cosa c’è di meglio di una bella canzone di Natale?
Oh Oh Oh!