In principio fu Luttazzi
Ricordo ancora benissimo: per le vacanze di Pasqua ero andato coi miei in montagna a casa dei miei zii. Un giorno entro in quei negozi che esistono solo nei paesi vacanzieri (metà edicola, metà alimentari, metà oggestica varia, metà ignoranza della matematica) e, in uno di quei momenti che decidono una vita, comprai questo:
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Di Luttazzi sapevo poco o nulla. Probabilmente l’avevo visto in tv (sì, c’è stato un periodo storico in cui a Luttazzi era permesso andare in tv. Sulla Rai). Ma mi bastò la lettura di quel libro per innamorarmene.
L’evoluzione del tuo cervello ti dà la competenza necessaria per apprezzare i vari tipi di umorismo nelle varie tue età. Il bambino supera il dramma della stazione eretta, per cui cade sempre per terra e una volta che l’ha superato, riesce a ridere dei capitomboli di Stanlio e Ollio. […] Nell’età adolescenziale si affinano le competenze logiche mentre esplode la tua sessualità, e uno scopre Woody Allen…
(Daniele Luttazzi, Lepidezze postribolari)
Quello che Luttazzi dice di Allen, per me vale per Luttazzi: l’ho scoperto da adolescente (contestualmente alla masturbazione; cioè, non mi masturbavo su Luttazzi, dai ci siamo capiti!) e mi ha aperto un mondo: un modo graffiante di fare battute, la satira, la volgarità, il non porsi limiti riguardo a nessun tema. La mia predisposizione all’umorismo aveva trovato un format perfetto per esprimersi, alimentato dal gusto giovanile per la trasgressione.
Da allora ho cercato ovunque altri esemplari di quella che ho imparato a chiamare stand-up comedy. In un epoca pre-Facebook, un sito ha fatto da avanguardia in questa ricerca. Col tempo, ho scoperto che praticamente tutti i comici italiani che conosco e tutti gli amanti della stand-up sono passati da lì. Da ComedySubs.
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Oggi è rimasto solo un canale Youtube ed una pagina Facebook, ma allora è stato il paradiso: anni prima di Netflix, proponeva sottotitoli di special americani, i cui video potevano essere recuperati più o meno legalmente nei meandri dell’internet. E’ grazie a ComedySubs che ho conosciuto Bill Hicks, George Carlin, Doug Stanhope e tantissimi altri comedian che hanno letteralmente forgiato il mio gusto comico.
Se negli anni passati avete prestato anche solo un minimo di attenzione alle questioni comiche italiane, vi sarete certo imbattuti nella querelle Luttazzi copia, una vicenda che col passare del tempo ha assunto toni e dimensioni che al confronto i Soprano è un’allegra saga familiare.
Non voglio entrare nel merito in questo episodio di Tendenza Groucho. Principalmente, sono sincero, perché non voglio perdere già alla seconda puntata metà dei lettori, infilandomi in un ginepraio che rischia di attirare troll, cecchini, morte.
Magari affronteremo la cosa più avanti. Per ora, dirò solo che negli anni (e al netto di tutte le critiche strumentali, le vendette meschine e gli agguati ieneschi che ha ricevuto) il mio giudizio complessivo su Luttazzi è cambiato ma gli riconosco, oltre ad un merito comico innegabile (mi ha fatto ridere, mi fa ridere ancora) una capacità di riflessione che ne fa uno dei migliori teorici della satira e uno degli analisti politici più interessanti in circolazione. Oltretutto, come vi ho raccontato, a lui sono legato sentimentalmente, essendo il primo comedian di un certo tipo che ho conosciuto, in un periodo della vita dove le scoperte ti formano come uomo e ti rimangono attaccate per sempre.
Nonostante tutto, non posso non volere bene a Luttazzi. Come a un padre molestatore.
L’angolo autoreferenziale
Nel 2019 sembrava che Luttazzi dovesse tornare in Rai. Io ne sarei stato molto felice. Per l’occasione avevo scritto questa battuta. Prendetela come un atto d’amore.
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Dove vedermi live
Ve l’avevo anticipato nella prima puntata di Tendenza Groucho: seppure posticipate, ripartono gli show all’Arci Area di Carugate. Domenica 27 settembre mi esibirò assieme a Clara Campi in una sera chiamata Comedy Garden Area, grazie ai ragazzi di Spazio Aperto Carugate. L’evento segna anche la ripartenza di Brianza Comedy. Se passate, fate un fischio così ci conosciamo.
Segnalazioni
Luttazzi attualmente tiene una rubrica quotidiana sul Fatto Quotidiano nella quale propone racconti comici. Ogni domenica, sempre sul Fatto, esce un’intera sua pagina dedicata all’analisi della comicità. Roba da veri nerd del settore. Ovviamente ce le ho TUTTE.
L’ultima forma nella quale è esistito ComedySubs è Comedy Bay, che ha resistito qualche anno prima di dissolversi di fronte ad un panorama profondamente cambiato: oggi trovare comici extra-italiani (e i relativi sottotitoli) è molto più facile, con Netflix, Amazon Prime e i miliardi di video che circolano ovunque sui social. Per chi volesse, comunque, il sito c’è ancora e contiene diverse perle.
Jerry Seinfeld è IL comedian. Certo, il suo stile “tranquillo” e molto mainstream (è il re della comicità osservazionale, quella “Avete mai notato che…”) lo allontanano parecchio dall’idea del comico ribelle che sputa rabbia e disagio sociale, ma è innegabile la sua bravura ai limiti della perfezione. Su Facebook ha annunciato che il 6 ottobre uscirà un libro contenente tutto il suo materiale dal 1975 a oggi, corredato da ricordi e analisi. Si intitola Is This Anything?, che è la domanda che i comici pongono ai colleghi per sapere se il nuovo pezzo che hanno provato ha del potenziale. Mi piace l’idea che Seinfeld, il comico più di successo al mondo, abbia intitolato il suo libro con una domanda che esprime tutta l’insicurezza dei comedian. Quella paura di sbagliare il pezzo e di non essere divertente che non ti abbandona mai, nemmeno quando sei il comico più di successo al mondo.
Il video alla fine
Stewart Lee è uno dei tanti artisti che ho conosciuto grazie alla cricca di ComedySubs. Di quelli come lui si usa dire che è “il comico dei comici”, che di solito è un bel modo per dire che non fanno ridere. Ma se Lee non vi fa ridere, non siamo più amici.
“Sono corrotto come il cardinal Spellman, ma è lui che vuole fare il cardinale” (Lenny Bruce).
Ricordatevi di spargere la voce. Alla prossima!