Ce n'est qu'un debut (?)
E così, alla fine, siamo riusciti davvero a fare gli Stati Generali della Stand-up Comedy a Milano. L’idea era nata nei tanti post-serata, quando al termine delle esibizioni ci si attarda a chiacchierare, e siccome i e le comedian son tremendamente monotematici l’argomento presto tornava a essere la stand-up. Milano è piena di open mic, locali che propongono una selezione di performer, rassegne più o meno continuative. Convivono diverse schiere di artisti e artiste (io stesso non saprei più dire a quale generazione siamo arrivati) e tutto questo fermento è al tempo stesso esaltante e caotico. L’impressione, raccolta da diverse fonti, era che ci fosse un desiderio di provare a fare il punto, guardarci tutt* in faccia, ragionare assieme, non limitandoci più al commento fatto nella propria cerchia ristretta ma allargando la discussione a livello collettivo. Il primo passo è stato creare un gruppo che si sarebbe occupato delle questioni organizzative e della comunicazione dell’iniziativa. Ne facciamo parte io, Davide Spadolà, Nando Prati, Dan Batista, Diego Piemontese, Francesca Belmonte, Gabriele Rota, Andrea Perancin, Gabriele Tocchi, Luca Anselmi, Marco Moretti e Franz Rotundo. Inizialmente, c’era solo la voglia di fissare un appuntamento al quale invitare comiche, comici e MC e vedere cosa sarebbe successo.
Una cosa l’avevamo chiara sin dall’inizio, e col senno di poi era un tema che avrebbe mantenuto la sua importanza nei mesi successivi: il “comitato” che avevamo fondato aveva un compito meramente gestionale, la direzione da prendere sarebbe emersa direttamente agli Stati Generali. “Arriviamoci con nessuna aspettativa” ho ripetuto a chi mi chiedeva in cosa consistesse il progetto “Non nel senso di essere pessimisti sull’esito, ma provando a non darci obiettivi a priori. Si tratterà di un primo momento di confronto, è da lì che capiremo i pensieri e le aspirazioni della scena milanese; a cosa ci porterà tutto questo, lo vedremo”.
La mossa successiva è stata fissare il fatidico giorno. Non avendo mai fatto una cosa del genere, per precauzione lo abbiamo schedulato (siamo pur sempre a Milano) a diversi mesi di distanza, per avere molto tempo a disposizione per orchestrare ogni aspetto. La scelta è ricaduta su domenica 26 maggio: era tempo di annunciarci al mondo, con un’estetica brigatista made by Perancin.
Abbiamo quindi cominciato a raccogliere le adesioni e gli spunti da inserire nell’ordine del giorno. La risposta è stata grande, segno che il settore sentiva la necessità di un confronto di questo tipo. Alla fine, quella domenica eravamo un’ottantina di persone. Ammetto che è stata una bella soddisfazione.
Nonostante l’assemblea si svolgesse a maggio, abbiamo preferito optare una location al chiuso, per evitare che il meteo avverso ci impedisse di svolgerla. Non è stato semplicissimo trovare un posto capace di accogliere le decine di persone che ci avevano scritto. Per fortuna, grazie alla compagnia Passi Teatrali (che tra le altre cose gestisce tramite Andrea Pellizzoni gli Hunger Games of Comedy) abbiamo potuto usufruire della Sala Terrazza di Via San Faustino 5, zona Ortica.
I mesi di preparazione sono passati tra chiacchierate informali, vocali Whatsapp a spiegare l’iniziativa, riunioni per arrivare preparati. Alcuni di noi, penso soprattutto a Diego Piemontese, avevano già una discreta esperienza nell’organizzazione di momenti collegiali e sono stati fondamentali per dare una struttura all’evento, ma in generale era una prima volta per la stand-up meneghina ed è stato molto interessante affrontare tutti gli aspetti che una simile riunione implica. Come gestire l’alternarsi degli interventi? Quanto tempo dare a ciascuno? Prevediamo dei moderatori? Alla fine, abbiamo scelto una modalità agile ma efficace: chi voleva prendere parola poteva prenotarsi (nei giorni precedenti, o direttamente agli Stati Generali) e veniva inserito nell’elenco; due minuti a testa, con la segnalazione di quando il tempo stava per scadere (e ovviamente la possibilità di parlare più volte); un moderatore per ogni punto all’ordine del giorno, che introduceva l’argomento e gestiva il flusso degli interventi. Prima di passare al punto successivo in agenda, una pausa durante la quale provavamo a trarre le somme di tutto quello che era stato detto e elaboravamo un riepilogo stringato da sottoporre all’approvazione dell’assemblea. Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta Francesca Belmonte, che ha scritto il verbale dell’intera giornata, sei ore di parole su parole non sempre semplicissime da riassumere in maniera intellegibile.
Dal punto di vista tecnico e d’accoglienza, provvidenziale è stata la scelta di portare un impianto audio, nonostante ufficialmente la sala lo avesse a disposizione, perché puntualmente poi non funzionava, e di allestire una piccola area ristoro con bevande e snack. Anche questi dettagli hanno fatto andar bene un evento che, lo ripeto, nessuno di noi aveva mai organizzato prima.
La giornata si è svolta al meglio ed è stata molto partecipata, non solo come presenze ma anche come numero di interventi. Gli argomenti sono stati i più vari e anche i tagli andavano dallo specifico al generale. L’intenzione, come detto, non era trovare risposte (sarebbe stato ingenuo pensare che al primo appuntamento di questo tipo si sarebbe arrivati a risoluzioni concrete), ma aprire un dibattito dando la possibilità a tutt* di portare la propria esperienza e verificare se ci fossero punti di convergenza e la voglia di attivarci in maniera collettiva.
Mi sembra che il sentore comune si sia concentrato sull’esigenza di puntare a rafforzare e migliorare le condizioni nelle quali lavoriamo. Più persone hanno insistito sulla necessità di dar valore a quello che facciamo, sia in termini economici (pretendendo giusti compensi e rifiutando serate pagate male) sia in termini organizzativi, che coinvolgono non solo i gestori dei locali (chiamati a garantire situazioni dove si possa effettivamente fare uno spettacolo) ma anche gli MC, l’anello di congiunzione tra il pub e i/le comic*.
Una prima richiesta, nell’ottica di avere più chiaro lo stato attuale della scena, è stata il rilancio della mappatura degli open mic a Milano. Un’operazione che aveva già iniziato mesi fa Marco Moretti e che adesso ha ripreso vita ed è in continuo aggiornamento. Il sito di riferimento è questo, con tanto di form per segnalare microfoni aperti non ancora presenti. Chiunque voglia dare una mano a promuovere e gestire la pagina può contattare Marco su Telegram.
Un altro spunto che andrà approfondito è quello relativo alla ricerca di fondi altri rispetto ai compensi che possono offrire i locali. Si è parlato soprattutto di bandi (pubblici e privati) e della necessità in quest’ottica di creare realtà in grado di accedere a quei finanziamenti: leggasi associazioni, la cui nascita aprirebbe anche altre questioni interessanti come la formalizzazioni di tipologie di lavoro meno precarie di quelle che dominano al momento la scena. Anche in questo caso, come arrivare concretamente a farlo è lasciato in mano alle persone interessate, che avranno modo di relazionarsi ai prossimi incontri.
Provando a fare una sintesi dei molti spunti, l’assemblea si è trovata concorde nell’individuare due macroaree per le quali attivare altrettanti tavoli di lavoro. Cito dal Comunicato n.3:
1. TAVOLO DI LAVORO PER LA CONDIVISIONE DI CONSIGLI E PRATICHE SUGGERITE
Questo gruppo è dedicato alla condivisione di esperienze e alla raccolta di suggerimenti sui migliori approcci relativi a open mic e rassegne. Saranno trattati temi come il rapporto con i gestori, le esigenze tecniche e tutti gli aspetti che possono contribuire al successo di un evento. L’intento è fornire una serie di spunti pratici per supportare chiunque desideri organizzare serate con efficacia e creatività.
2. TAVOLO DI LAVORO SUGLI ASPETTI ECONOMICI
Questo gruppo di lavoro si occuperà di raccogliere le idee su quelle che il settore ritiene essere le condizioni economiche ideali per open mic e rassegne, analizzando la situazione attuale e le proposte per gli sviluppi futuri. L’obiettivo è elaborare degli strumenti utili a chiunque per provare gestire le serate nel migliore dei modi.Le candidature a questi tavoli di lavoro sono aperte fino a domenica 23 giugno, qui.
Non sono mancati gli interventi più “personali”, quelli più rivendicativi e polemici, ma nel complesso la discussione si è mantenuta nel merito e i toni sono sempre stati civili. Il rischio che, radunando 80 comedian con tutti i loro giganteschi ego in un’unica stanza e mettendo a disposizione un microfono, la situazione degenerasse in una sequela ininterrotta di battute e goliardate simpatiche era altissimo ma nulla di tutto questo è accaduto. Anche i tanto temuti attacchi diretti a singole persone non sono successi. La sinistra riparta dalla stand-up comedy.
Proprio a un minuto dalla chiusura della giornata, è arrivato il momento più caldo. C’è chi infatti ha voluto legittimamente defilarsi da successive azioni collettive, rivendicando l’autonomia dei singoli nel mondo della stand-up comedy, della quale si vorrebbe preservare proprio il carattere “anarchico”. Il dibattito è stato vivacizzato da questo punto di vista, difeso con veemenza. Colgo l’occasione per ribadire quanto ho detto in forma pubblica il 26 maggio e in forma privata nei giorni successivi. In linea teorica, comprendo la paura che gli Stati Generali siano il prodromo di una centralizzazione del potere della stand-up, ma nel concreto è una paura totalmente infondata. Nei mesi precedenti a questo incontro tutt* noi che lo abbiamo organizzato ci siamo spesi proprio per chiarire che l’intenzione non era “fare un cartello”, imporre regole, fare una cernita tra chi è dentro e chi è fuori. Nei fatti, abbiamo solo aperto un dialogo, le cui direzioni sono determinate da tutt* coloro che hanno voluto partecipare.
D’altra parte, come si può migliorare la scena se non provandoci? Conosco tante comiche e tanti comici (anche tra quelli che si sono espressi in maniera contraria a “firmare” documenti, cosa che comunque non è mai stata proposta) che vorrebbero che le serate seguissero maggiormente criteri a favore dei performer. Sperare che il buon animo dei singoli basti a portarci in quella direzione è ingenuo. E a chi ha obiettato: “Abbiamo davvero bisogno di mettere per iscritto quali sono le condizioni ottimali per organizzare una serata?” la mia risposta è: “Se siamo tutti d’accordo sulla necessità di gestire meglio alcuni aspetti del nostro lavoro, com’è che poi la situazione attuale ha molti aspetti che non ci piacciono?”. E’ evidente che pres* singolarmente ognun* di noi (mi ci metto per primo) è più espost* ad accettare circostanze non favorevoli. E’ totalmente comprensibile che a un* comedian che ha iniziato da poco vadano bene serate pagate poco o in locali non idonei, o che a volte si facciano dei compromessi perché non siamo ancora nelle condizioni di poter rifiutare tutti gli ingaggi che ci vengono proposti. Non si tratta di smorzare il sanissimo entusiasmo che ha fatto e fa crescere la scena con una cappa di burocratismo, o di essere intransigenti talebani di fronte alla complessità del settore nel quale ci muoviamo. Anzi: è proprio dal riconoscere la difficoltà che hanno molt* di noi nell’ottenere buone condizioni di lavoro che nasce il desiderio di intervenire unitariamente. Non sto dicendo che assieme si fa la rivoluzione (sarebbe altrettanto ingenuo), ma che raggiungere (piccole) soluzioni strutturali è più facile se c’è un movimento collettivo. Riuscisse anche solo a darci una maggiore consapevolezza su quello che facciamo, sarebbe già un traguardo interessante.
Ecco: gli Stati Generali stanno provando non a ingabbiare le diversità e i giusti spiriti di intraprendenza personale, ma a fornire strumenti di coscienza collettiva che possono essere utili ad affrontare in maniera più sicura le sfide che chiunque intraprenda un percorso nella stand-up trova sulla sua strada.
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Ripeto: non voglio passare per utopista. So benissimo i limiti di questa operazione. Proprio per questo finora ci siamo mossi il più concretamente possibile, senza darci obiettivi che non siano molto contingenti (anche se ovviamente il nostro recondito scopo è il palazzo dello Zar). Però sono anche molto orgoglioso del fatto che, per la prima volta nella stand-up (almeno per quanto riguarda Milano), si provi a recuperare il senso dell’agire collettivo, cercando di rompere la mentalità individualista nella quale siamo immersi (e che nella stand-up comedy è ancora più facile da adottare, trovandoci tutt* da sol* sul palco e a gestire le nostre carriere).
Detto questo, è chiaro che quello del 26 maggio è stato un primo passo, importante perché non era mai stato fatto, ma che per essere davvero decisivo deve essere seguito da azioni successive. I tavoli di lavoro dei quali parlavo sopra sono un inizio. La sfida è mantenere l’impegno sul lungo termine. Continuons la stand-up.
Segnalazioni
L’esempio positivo di attivismo per la Palestina della comedian Erin Hattamer.
In America la stand-up sta crescendo come non mai.
Un ritratto di Massimo Troisi, scritto da Matteo Marchesini.
L’angolo autoreferenziale
E’ iniziata ufficialmente la mia collaborazione con Schersito, cosa di cui sono molto felice.
Dove vedermi live
Siete ancora in tempo per venirmi a vedere stasera, mercoledì 19 giugno, al Ciapa La Moto di Milano, dove faccio venti minuti, assieme a Nando Prati, Daniel Greco e la madrina Elisa Benedetta Marinoni.
Il mio primo one man show, Nutro i miei dubbi, andrà in scena allo Smart Lab di Rovereto il 27 giugno, il 12 luglio al Circolo San Luis di Milano (thanks to Matteo Zaffarano) e il 14 luglio all’Arci Mirabello di Cantù in occasione del Festival Mira Birra, al quale partecipo grazie all’invito di Marta Dis.
Il 1 luglio farò mezz’ora come special guest all’open mic del Mura Comedy Show, a Verona. L’11 luglio, invece sarò ospite dell’open mic al Capodoglio di Torino (grazie a Emanuele Tumolo), con una quindicina di minuti.
Il game show di improvvisazione comica Tutto Sotto Controllo torna il 23 giugno a Mansart, Zanica. Per venire a vedere me, Davide Spadolà, Nando Prati e Patrizia Emma Scialpi dovete prenotarvi qui.
Sezione open mic: venerdì 21 giugno torno al Circolo San Luis.
Il video alla fine
I primi minuti del discorso di Biden alla cena dei corrispondenti alla Casa Bianca di quest’anno è una sequela ritmatissima di battute, complimenti ai suoi autori.
Che dite, lo invitiamo ai prossimi Stati Generali?