We should write together
Che la scena della stand-up comedy in Italia sia in fermento lo si capisce anche dal fatto che, a latere degli open mic e delle rassegne, stanno nascendo progetti paralleli all’esibizione live.
Uno di questi è il laboratorio di scrittura comica dello YellowSquare, un ostello di Milano che da diverso tempo ormai dedica parte delle sue attività ricreative alla stand-up.
Ho intervistato Giacomo Pietrini, l’ideatore del laboratorio, nonché comico, per provare a capire come funziona questo esperimento.
Come e da chi è nata l'idea del progetto?
Ciao a tutti! Intanto grazie mille Nicola per avermi invitato a rispondere alla tue domande qui su Tendenza Groucho, blog che io seguo sempre con piacere. Il meccanismo creatosi adesso mi costringe a doverti rispondere per poter leggere il prossimo articolo, ed il fatto di sentirmi quasi costretto per me è un bene, altrimenti non farei nulla.
Ed è forse proprio per questo che ho scelto di fare questo laboratorio.
Perché avete sentito l'esigenza di creare un progetto come questo?
Perché parli al plurale? L’esigenza era solo mia, dovevo trovare un modo per costringermi a scrivere e provare i pezzi.
Siccome avevo già avuto modo di partecipare al laboratorio dal comico e amico Nanni Mascena, nell’Atelier del Teatro e delle Arti a Repubblica (Milano), e di testare quanto fosse proficuo e piacevole per un comico confrontarsi con più persone, ho semplicemente deciso di fare la stessa cosa.
Un laboratorio di scrittura per comici non è nulla di nuovo ma servono comunque ingredienti necessari, come il tempo ed un posto adatto.
Come funziona in pratica?
Ci troviamo tutti i mercoledì, dalle 17:30, allo YellowSquare di Milano (che ringrazio per aver deciso di sposare il progetto), in via Lattuada 14, a due passi dalla fermata della metro di Porta Romana.
Il laboratorio poco alla volta sta prendendo una forma tutta sua, c’è chi viene per scrivere, chi per provare pezzi nuovi e chi invece per ascoltare.
Solitamente nella prima parte parliamo in generale di comicità, delle nostre serate di stand-up o di cose che ci hanno fatto ridere, poi entriamo nel vivo dell’azione. In ordine casuale iniziamo ad esporre le nostre idee comiche e in un processo di brainstorming, con la somma di tanti cervelli, iniziamo a migliorare il nostro materiale. Ed è incredibile, credetemi, vedere come in poco tempo un un’idea possa trasformarsi.
C’è un moderatore o qualcosa di simile? E qual è il suo ruolo?
Ed ecco che, nonostante il mio obiettivo iniziale fosse un altro, mi sono trovato ad essere il moderatore. Il mio ruolo è quello di scandire il tempo per permettere a tutti di lavorare sui monologhi. Sostanzialmente ascolto e provo a aiutare gli altri.
Come fai a decidere quando si è lavorato abbastanza su un pezzo ed è ora di passare ad altro? E come vivono i partecipanti il tuo ruolo? Ti è mai capitato di importi contro la loro volontà?
Ti rispondo a questa domanda dopo avere affrontato la questione del mio ruolo da “moderatore” proprio con i partecipanti al laboratorio, citando appunto questa intervista che ancora deve uscire. Innanzitutto, direi che si capisce che si è lavorato abbastanza su un pezzo in maniera molto naturale. Il brainstorming, proprio come un tempesta, dopo un po’ si calma, e spesso approfitto di quella calma per prendere le redini e passare al prossimo. Ma ieri dopo aver parlato con i ragazzi del lab del mio ruolo è successo che loro stessi per primi si dichiarassero a posto, facilitando così il mio lavoro. Aggiungo inoltre che ogni idea necessita di tempo di lavoro differente. Se lo spunto comico che porti è un po’ più strutturato il brainstorming può essere molto utile e in poco tempo, magari anche 10 minuti, puoi ricevere davvero tanti spunti interessanti. Se invece l’idea iniziale è troppo astratta, nonostante la potenza di 10 cervelli che lavorano per te, il rischio è che il tempo a disposizione non sia abbastanza. Mi verrebbe da dire aiutati che Dio ti aiuta.
Mi è capitano di impormi qualche volta ma solo perché il tempo stava giungendo al termine e ho voluto dare spazio agli ultimi rimasti. Tengo sempre un orologio con me, più per monitorare quanto manca alla fine più che per dare a tutti lo stesso tempo, perché come già detto ogni idea necessita di una durata differente.
Il laboratorio è aperto solo ai comici?
A chiunque abbia voglia di approcciarsi al mondo della stand-up comedy ma al momento sono venuti solo comici.
Quante volte vi siete trovati finora?
Siamo al quinto appuntamento, con una partecipazione media di 10 persone.
Oltre agli incontri dal vivo, mi pare che abbiate un gruppo Whatsapp, giusto? Come lo utilizzate?
Abbiamo creato un gruppo Whatsapp per la Five Jokes Challenge, scritto in inglese fa più figo. I partecipanti “devono” scrivere cinque battute al giorno. Siete tutti benvenuti a partecipare al gruppo e non vi preoccupate se non riuscite a farlo. Sono rimasti ormai pochi temerari che adempiono al dovere.
Chi partecipa a questi incontri?
Al momento abbiamo uno zoccolo duro di 6/7 comici, gli altri cambiano ogni volta. La maggior parte di noi fa comicità da circa 2 anni ma hanno partecipato anche persone che non sono salite mai sul palco o che lo fanno da pochissimo tempo.
Nel frattempo continuo a ricevere messaggi su Instagram per partecipare al laboratorio, evidentemente c’è una necessità, soprattutto da parte degli emergenti, di vedere come ragionano i comici alla prese con i propri pezzi. Avrei partecipato volentieri anche io prima di iniziare.
C’è mai del conflitto? Qualcuno che non accetta le critiche/i suggerimenti degli/delle altr*? O momenti in cui prevale la voglia di "mostrarsi" su quello che sarebbe il bene del testo sul quale si sta lavorando? E come gestite questo conflitto?
Da un certo punto di vista il laboratorio è conflitto. Non è facile esporre le proprie idee e sentirsi dire: “Secondo me non fa ridere” oppure vedersele trasformare nonostante tu ti ci sia affezionato. Il laboratorio diventa poi uno strumento che ognuno decide di usare a suo modo. Ogni volta ti porti a casa suggerimenti e spunti interessanti che però vanno lavorati nuovamente. Non so se siete mai stati in terapia, ma a parte che è gratis, non cambia molto.
Secondo me i comici sviluppano una lotta interna in relazione al laboratorio, magari tornando a casa si chiederanno se fidarsi delle critiche o se rimanere saldi alla propria idea.
Il modo migliore per gestire questo conflitto è parlarne e noi cerchiamo di farlo sempre. Succede spesso di ricevere consigli opposti a riguardo di un pezzo ma con una scazzottata risolviamo sempre tutto.
Io stesso tramite il laboratorio ho imparato ad ascoltare i pezzi degli altri, cosa che non ho mai davvero fatto (perché sono una brutta persona), e ho messo dunque da parte quella che per me era l’esigenza iniziale.
Qual è la difficoltà più grossa che stai riscontrando in questo progetto?
Potrebbe non sembrare ma esporre idee e dare suggerimenti per due ore e mezzo è stancante per tutti. Credo che la difficoltà sia proprio quella di rimanere freschi dall’inizio alla fine, ma fortunatamente i comici presenti sono sempre di aiuto e più pronti di me.
Dal punto di vista organizzativo non ci sono problemi, ormai i comici sanno dove e quando venire, e YellowSquare è sempre aperto e pronto con tavoli e sedie per tutti.
Perché secondo te è utile lavorare così sui propri testi?
Bisogna prima di tutto capire il proprio metodo di lavoro e quindi capire come utilizzare il laboratorio a favore.
La maggior parte di noi fa la sessione di scrittura a casa e poi la espone in laboratorio. Per un motivo di concentrazione anche io sono di questa fazione, riesco a scrivere bene stando da solo nel silenzio. Quando però esponi a voce il pezzo è sempre incredibile, anche quando sei solo in cameretta, capisci subito cosa non funziona, cosa suona male. Dopo tutto la stand-up è una forma d’arte da ascoltare prima di tutto. Ed è qui che secondo me il laboratorio è funzionale. Esporre il proprio pezzo davanti a 10 persone pronte a dirti cosa secondo loro fa ridere, cosa è da rivedere e cosa proprio non va è eccezionale, mi verrebbe da dire che è “naturalmente utile”.
Nel concreto, senza spoilerare il pezzo di nessuno, è successo che il malcapitato avesse scritto tipo 3 pagine (sono tantissime, io prima di scrivere 3 pagine di materiale comico ci metto mesi, lui una settimana…) sul suo bar sotto casa. Di tutto ciò faceva ridere, secondo noi, solo uno spunto che non era nemmeno troppo inerente al bar sotto casa ma piuttosto ai bicchieri da vino. Insomma è tornato a casa con giusto qualche riga sui bicchieri. Aspettiamo dunque mercoledì prossimo per vedere come si sarà sviluppato il pezzo o semplicemente per vedere se il malcapitato tornerà o cambierà laboratorio/terapeuta.
E se invece dovessi dire un aspetto negativo dello scrivere in gruppo, quale sarebbe?
Quella che si fa in laboratorio è una scrittura differente, non si scrive come si scrive a casa. Nel laboratorio si parla in continuazione, si ride e si scherza; è prima di tutto una questione orale, si scrive e si appunta quello che viene fuori dalla bocca. Per scrivere con calma e concentrazione bisogna stare a casa o andare in biblioteca. Quindi direi che l’aspetto negativo è proprio quello che per la scrittura è necessario un momento in cui non si fa in gruppo. Giustamente mi dirai: “Come mai allora si chiama laboratorio di scrittura comica?” Perché non sapevo ancora a cosa stavo andando incontro.
Segnalazioni
Il Washington Post ha rimosso dal suo sito una vignetta su Hamas dopo aver ricevuto molte critiche perché essa suggeriva “stereotipi razzisti” nei confronti dei palestinesi.
Negli ultimi tempi sono usciti diversi special di comedian italian*, tra i quali quelli di Eleazaro e Francesco Fanucchi.
Ascoltate Basta!, il folle podcast di Stefano Borghetti e Tommaso Adami.
L’angolo autoreferenziale
Vi ricordo che se volete sostenermi, potete offrirmi un caffè.
Domenica 26 novembre partecipo a un nuovo format, This beef is raw. Di cosa si tratta? Scopritelo voi stessi.
Qui trovate i biglietti per assistere allo “show più crudo dell’anno”.
Dove vedermi live
Giovedì 14 e venerdì 15 dicembre farò il mio spettacolo Nutro i miei dubbi al CLAB - Food&Drink di Ragusa, date per le quali ringrazio Giorgio Piccitto.
Domenica 3 dicembre mi trovate al Madama Hostel di Milano, ospite di Muttolina, per una quarantina di minuti.
Sono molto contento che Manuel Piazza mi abbia chiamato per Quattro commedianti, del quale non vi spoilero nulla, ma garantisco che merita: se siete curiosi, ci vediamo giovedì 30 novembre all’Hygge di Milano.
Tutto Sotto Controllo, ovvero la serata d’improvvisazione col sottoscritto, Davide Spadolà, Patrizia Emma Scialpi e Nando Prati torna a Monza, presso lo Spazio Rosmini, sabato 9 dicembre e presso il Griller Hop domenica 10.
Mercoledì 22 novembre al Wipe Out di Paderno Dugnano presento il one man show di Mario Raz. In apertura Massimiliano Sonsogno. Mercoledì 6 dicembre, invece, ci sarà Antonio Ricatti col suo spettacolo, opening act di Marsel.
Anche se non sarò presente, vi consiglio di non perdervi la serata di domenica 26 novembre al Griller Hop di Monza, con il debutto dello show di Nemo, presentato da Giorgio Brambilla con l’apertura di Giacomo Cona.
Le serate alle Officine Libra di Monza proseguono mercoledì 13 dicembre col one man show di Luca Anselmi e in apertura Giulia Pacchioli.
Il video alla fine
L’editoriale di Sarah Silverman su Robert F. Kennedy Junior.
Non so mai cosa scrivere alla fine della newsletter.