Uomini e algoritmi
Iniziamo con una banalità: i social network fanno ormai parte delle nostre vite ed è davvero difficile pensare che se ne possa fare a meno, una sorta di realismo socialmediatico à la Mark Fisher: è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del mio account Instagram.
Se per tutti sono diventati una propaggine indispensabile del proprio essere, per i comedian i social media sono anche uno strumento di lavoro. Una vetrina, un modo per raggiungere nuove platee, un mezzo per fidelizzare la fanbase, addirittura una palestra dove testare il materiale.
Prova di questa pervasività consiste nel fatto che persino io (voglio dire: io!) sto cercando di fare più attenzione all’uso dei social, nonostante con TikTok abbia la stessa dimestichezza di Berlusconi, ma con meno figa. Mi sto impegnando ad essere al passo coi tempi, infatti faccio un post al giorno su Myspace.
Negli anni sono emerse varie critiche ai social media, molte delle quali si concentrano sull’enorme potere che stiamo dando a piattaforme private divenute talmente grandi da poter dettar legge senza che nessuno possa intervenire.
Piccolo disclaimer “né apocalittici né integrati”: non sono di quelli che demonizzano i social. Credo anzi che siano utilissimi e che abbiano portato grandissimi vantaggi. Se in questa newsletter mi concentro su alcuni aspetti negativi è perché essi esistono e ritengo interessante rifletterci sopra. Questo non vuol dire che sia un luddista digitale. Non ora che ho raggiunto i 12 follower su Twitter.
Quando Facebook & Co. prendono una decisione sulla policy dei contenuti accettabili, c’è sempre chi sostiene che, essendo aziende private, abbiano tutto il diritto di fare quello che vogliono, scegliere cosa pubblicare e cosa no, e se agli utenti non sta bene nessuno li obbliga a rimanere. Stare sui social vuol dire accettare le regole scelte da Zuckerberg, Musk, ecc.
Credo che questa posizione sia sensata, ma solo in parte, perché tratta i social network come qualsiasi altra company, mentre la loro natura e il ruolo che hanno assunto nella società li differenzia dal resto delle imprese. Che sia giusto o meno, oggi Facebook (Instagram, TikTok…) rappresenta uno spazio pubblico, dove la gente si informa, interagisce con gli altri, costruisce le sue opinioni. Ha una rilevanza centrale per la collettività, ed anche se nega il suo ruolo di editore, è innegabile che le sue politiche hanno una ricaduta concreta sui limiti e le possibilità del dibattito pubblico.
Lo strapotere che hanno, oltretutto, rende davvero difficile per il singolo scegliere di abbandonarli, a maggior ragione nei casi in cui la visibilità è necessaria a fini lavorativi.
Per questi motivi, la sua gestione riguarda tutti noi e non dovrebbe essere delegata ad un consiglio d’amministrazione che, anche quando è spinto da buoni propositi (o quando applica norme che noi condividiamo), non è soggetto ad alcun tipo di controllo, messa in discussione, verifica, trasparenza e possibilità di rimozione che caratterizzano invece i governi ma anche le aziende statali che (seppure in maniera più indiretta rispetto ai politici) devono rispondere delle loro azioni e delle loro scelte agli elettori. Credo sia giunto il tempo di prendere consapevolezza che i social media sono assimilabili a servizi/beni pubblici, e provare, per quanto arduo e impossibile sembri, a pretendere un cambiamento nel modo in cui vengono gestiti.
Fatto tutto questo preambolo veterocomunista, torniamo alla comicità. Nel suo piccolo, è un ambito nel quale i problemi dei social si manifestano in maniera chiara. Uno fra tutti, l’affidamento del controllo dei contenuti ai famigerati algoritmi, che non solo, lungi dall’essere neutrali, rispondono ai pregiudizi e alle ideologie di chi li ha progettati, ma si rivelano anche inadatti all’interpretazione corretta dell’umorismo, per sua natura ambiguo e sfuggente rispetto alle rigidità analitiche dei software.
Sono ormai innumerevoli i racconti di comedian che da un giorno all’altro si sono trovati bannati, talvolta in maniera definitiva, per una battuta segnalata o contenente una trigger word. Tra gli ultimi casi, quello di Angelo Amaro, che Instagram ha bloccato per phising, adescamento di adulti, per un motivo che se non avesse compromesso mesi e mesi di lavoro sarebbe esilarante, come racconta lui stesso in questo reel.
Più recentemente, una cosa simile è successa a Edoardo Confuorto, a cui ho fatto qualche domanda al riguardo.
Mi ricapitoli cosa ha portato al tuo ban da Instagram?
A metà gennaio ho caricato il video di un mio pezzo in cui faccio una battuta sul fatto che Pablo Escobar è l’unica cosa per cui conosciamo la Colombia. A quanto pare per Instagram questo infrange le norme in materia di terrorismo ed associazioni criminali. Indagando ho scoperto che soprattutto per l'Europa c’è un regolamento molto stringente riguardo a questo, ed altri colleghi e conoscenti mi hanno detto di avere avuto problemi o post rimossi perché si nominava Escobar. In pratica, se nomini certi gruppi criminali o boss, specialmente quelli del narcotraffico, è quasi certo che la cosa non piaccia all’algoritmo, anche se di questi soggetti stai parlando in maniera negativa o ironica.
Ho letto che pensi che il video sia stato segnalato da qualcuno, confermi? Non potrebbe essere caduto nella rete dei controlli automatici?
Per coincidenza, questo video è anche il primo che abbia mai sponsorizzato su Instagram, per cui ha raggiunto molte più persone del solito, non sono certo che qualcuno lo abbia segnalato ma penso che qualcuno non avvezzo alla mia comicità abbia visto il video senza capirlo, mi abbia segnalato e quando ti segnalano per terrorismo e associazioni criminali, Instagram blocchi immediatamente il contenuto a prescindere.
A quel punto cosa hai fatto?
Instagram ti dà la possibilità di chiedere un ricontrollo riguardo la sua decisione, l’ho richiesto e 15 minuti dopo mi hanno risposto di aver ricontrollato e che il mio video deve restare rimosso. Nei giorni successivi ho continuato a richiedere un altro controllo, Instagam risponde dicendo che avrebbe notificato la decisione una volta effettuato il controllo, ma non è mai arrivata una risposta.
Ho richiesto un controllo al board per i ricorsi, che a quanto pare esamina i casi singoli, ma già in descrizione c’è scritto che prendono in esame pochi casi di quelli segnalati e la cosa non promette bene. Ad ora non mi è arrivata nessuna risposta.
Nell’attesa, come hai reagito?
Molte bestemmie e imprecazioni contro questa dipendenza forzata che abbiamo rispetto ai social network. Ho cercato in tutti i modi di contattare Instagram o Meta o un help center o qualsiasi essere possa aiutarmi ma trovare un contatto è impossibile, si vede abbastanza chiaramente che tutto è stato ideato per non farti parlare mai con nessuno. Quindi ho letto su una guida che azzerando le attività del profilo in teoria l’algoritmo ti lascia stare e quindi come consigliato ho disattivato l’account per un po’. Nel frattempo mi sono concentrato sul mio account TikTok, ho saggiato gli shorts di Youtube e ho spolverato la dentiera per riprendere ad usare anche Facebook.
Quali sono stati gli effetti (e i danni) concreti che ti ha causato questa cosa?
Instagram al momento della rimozione mi ha avvisato che nessun mio contenuto era considerato sicuro e che quindi non sarebbero stati mostrati nei feed degli altri, nei reel o nella sezione esplora: come non esserci più. Per darvi l’idea, il giorno dopo la rimozione del video ho caricato un altro reel, ha fatto poche visualizzazioni date solo dai miei attuali follower e poi è rimasto fermo sullo stesso numero, come tutti gli altri video, senza salire neanche di una visualizzazione nei giorni successivi. Non posso mettere nei video e nei post il tag di collaboratore né posso essere taggato come tale. Praticamente non esisto se una persona non mi segue già.
Quanto contano i social network nel tuo lavoro di comico? A cosa ti sono utili?
Sono fondamentali per la promozione e per farsi conoscere da tutte quelle persone che non hanno possibilità di vederti dal vivo ma che lo farebbero una volta informate della tua presenza da qualche parte per uno spettacolo. In questo sono fondamentali perché il grosso della promozione noi comici ce la facciamo da soli, utilizzando principalmente Instragram sia attraverso i reel che arrivano in gran parte a chi non è ancora tuo follower sia attraverso i calendari con le date e i luoghi delle esibizioni che danno modo alla gente di sapere dove e quando venire a vederti.
Ci sono alternative a Instagram? TikTok?
TikTok è una buona alternativa perché ti permette forse di arrivare ancora a più persone, però la mia impressione è che sia strapieno di gente che produce contenuti di bassissimo livello a velocità altissime, per cui i tuoi video rischiano facilmente di rimanere annegati nei grandi numeri, soprattutto quando vedi i profili di coppia che fanno i video su chi fa la lavatrice e ottengono 500k di visualizzazioni.
A parte questo, non vedo grosse alternative: Youtube Shorts esiste ma è come se non ci fosse, i reel di Facebook sono dominati da Pucci.
Conosci altri comici e comiche a cui è successo qualcosa di simile?
Sì, ne conosco diversi a cui il profilo è stato sospeso o bloccato come successo a me, che fosse per una battuta o per una frase scritta nella bio, e a tutti (come a me) il profilo è stato oscurato senza alcun preavviso, intendo senza aver fatto altre infrazioni in precedenza, e senza praticamente la possibilità di appellarsi contro questa cosa. Puoi lavorare bene e senza dare apparentemente fastidio a nessuno per molto tempo, nonostante noi comici facciamo di solito un attività al limite, e poi cancellano tutto il lavoro di costruzione fatto per una frase che ai censori suona fuori dal regolamento.
Sintetizzando, qual è secondo te il problema di questo tipo di azioni da parte di Instagram?
Principalmente che l’utente è solo passivo rispetto alle decisioni della piattaforma e che spesso si viene controllati da un sistema automatico che deve far contente anche persone dall’apertura mentale molto più ristretta della nostra. Le linee guida poi, che in questi giorni mi sono letto in modo approfondito, sono decisamente vaghe e in realtà lavorano molto “a prescindere” per prevenire qualsiasi tipo di sgarro, mancando però così di tutte le sfumature e ignorando totalmente l’ironia, che guarda caso è il motore della comicità.
Segnalazioni
Per GQ, Francesco Saverio Menichella ha intervistato Saverio Raimondo in occasione dell’uscita del suo comedy album.
Sagoma Editore ha prodotto un podcast dedicato alle biografie di grandi comici. Si chiama Non c’è niente da ridere e lo trovate su RaiPlay Sound.
Nel gergo comico inglese, hack indica una comedian il cui repertorio è fatto di cliché, premesse già sentite, materiale poco originale. In questo articolo del 1991 per The National Lampoon Andy Kindler prendeva in giro questo tipo di comicità con un finto manuale per aspiranti hack nel quale inanellava tutta una serie di luoghi comuni da usare nei propri monologhi. Alcuni dei quali sono ancora tra noi, trent’anni dopo.
L’angolo autoreferenziale
A marzo terrò un workshop di stand-up comedy assieme a Matteo Zaffarano. Si svolgerà tutti i lunedì al Genè di Milano. Qui trovate il programma. Per info e prenotazioni, scrivetemi.
Dove vedermi live
Tra fine febbraio e inizio marzo mi troverete nei seguenti posti. Martedì 21 febbraio al Fancy Toast di Milano, assieme a Francesca Puglisi, nella rassegna condotta da Greta Cappelletti; mercoledì 22 al Wipe Out di Paderno a presentare il one man show di Andrea Paone con l’apertura di Matteo Adami; giovedì 23 sostituirò Luca Anselmi nella presentazione al Joy (Milano) dello spettacolo di Sofia Gottardi; venerdì 24 faccio l’MC per la serata di Tiziano La Bella targata BeComedy presso Nevelata Cheesecake Milano con Simone Luzi (grazie a Marco Di Pinto e Antonio Ricatti); sabato 25 porto Andrea Paone alla Birreria Majnoni di Erba, opening act di Tommaso Adami.
Lunedì 27 torno con piacere all’open mic del Nemico, mercoledì 1 marzo secret show a Seriate (per merito di Lorenzo Baronchelli), giovedì 2 partecipo ad una serata collettiva al Ciapa La Moto (sempre Milano, thanks to Elisa Benedetta Marinoni) e venerdì 3 mi esibisco al Circolo San Luis (nel famoso capoluogo lombardo).
Mercoledì 8 marzo sono al Wipe Out per il one man show di Alessandro Ciacci, che sarà anche alla Birreria Majnoni di Erba sabato 11 (opening act di Jonathan Lionetti); venerdì 10 faccio mezz’ora al Pure di Milano.
Lunedì 13 porto il mio spettacolo intero al Garage Moulinski.
Giovedì 16 torno al Turné di Monza per una mezz’ora, ospitato dal Giorgio Brambilla.
Il video alla fine
Jena Friedman, come sempre, la tocca piano.
Hasta la vista.