Cabaret vs. Stand-up comedy
Tempo fa, preparando una lezione aperta per un corso di stand-up comedy, mi sono trovato a riflettere su come presentare questo genere di comicità a chi non la conoscesse. Decisi di partire così:
E di seguito, senza commento:
Ora. Qual è la differenza tra i due video? In realtà li ho scelti perché secondo me permettono di sgombrare il campo da alcuni equivoci che spesso si presentano quando si cerca di definire il cabaret e la stand-up comedy.
“La stand-up è meglio del cabaret”. Sarà banale dirlo, ma ovviamente non è così: ci sono ottimi cabarettisti e pessimi stand-up comedian. Albanese non fa stand-up, ma sfido chiunque a dire che non sia bravo. A mio avviso il cabaret gode di cattiva reputazione perché si ha in mente la versione stremata degli ultimi anni televisivi: ripetitivo e basato su stereotipi ormai troppo avulsi dalla realtà per essere davvero efficaci. In Italia l’avvento di alcuni stand-up comedian americani è stata davvero aria fresca, ma non vi è un’intrinseca qualità superiore.
“La stand-up ha le parolacce”. Credo basti la sequela di insulti che Alex Drastico (il personaggio di Albanese) rivolge al ladro del suo motorino per abbandonare anche questa ipotesi.
“Lo stand-up comedian è il comico monologhista”. Ma allora anche Albanese lo è. E perché no, in un certo senso può anche essere.
Sembra quindi che per determinare cosa sia stand-up comedy ci siano tanti fattori, dei quali forse solo uno necessario (l'esibizione solista) ma praticamente nessuno sufficiente da solo.
Credo però che una grande differenza tra il pezzo di Albanese e quello di Vidale (che trovate anche coi sottotitoli italiani grazie a Comedy Bay, di cui ho parlato nella scorsa newsletter) ci sia: l’impressione è che nel secondo caso ci troviamo di fronte alla vera Vidale, alle sue idee, alle sue idiosincrasie, mentre non diremmo mai che Albanese nella vita reale è così come appare in scena.
Qualsiasi forma d’arte ha un certo grado di finzione, ma tra tutte la stand-up comedy è quella che si avvicina (o finge di avvicinarsi) di più all’essere sé stessi sul palco.
Ci sono molti modi di approcciare l’argomento, e non mi sognerei mai di dire che questo è quello giusto. No. Questo è solo uno dei tanti, non esente tra l’altro da contraddizioni: Emo Philips è in tutto e per tutto un personaggio (o almeno lo spero, vista la bizzarria malata che ostenta in scena), ma è considerato uno dei più importanti stand-up comedian americani.
Questo approccio va sicuramente integrato ad altri approcci, ma credo che rimanga vero che, nella maggior parte dei casi, la stand-up comedy consente di esprimere maggiormente una versione comica di sé stessi.
Ci sarebbe tanto altro da dire, ma per oggi direi che basta così.
L’angolo autoreferenziale

Dove vedermi live
Contravvenendo al titolo di questa sezione, che pretende indicazioni su dove vedermi dal vivo, ecco dove potete sentirmi registrato: ho fatto una chiacchierata sulla comicità con Marco Champier e ne è uscito questo episodio del suo podcast Cinico, ma non troppo.
Segnalazioni
Flavio Oreglio sta da tempo facendo un egregio lavoro divulgativo sul cabaret. Ha fondato l’Archivio Storico del Cabaret Italiano e nel 2019 ha pubblicato L’arte ribelle, che racconta la storia di questo genere sfatando molti pregiudizi che lo dipingono come un prodotto commerciale senza valore artistico.
Valerio Lundini si muove tra la stand-up comedy e altre forme di umorismo, a dimostrazione che la qualità non è appannaggio di un unico genere comico. Su RaiPlay trovate il suo programma Una Pezza di Lundini, capolavoro dell’assurdo.
Per chi, come me, ha Milano come punto di riferimento nella scena comica contemporanea, è praticamente impossibile considerare il cabaret un genere inferiore. Perché Milano ha una tradizione cabarettistica incomparabile, costellata di alcuni dei momenti e degli esponenti più importanti del genere in Italia. I Gufi, Jannacci, il Derby…
Giulio D’Antona, fondatore di Aguilar Entertainment, ha pubblicato per Einaudi Milano. Storia comica di una città tragica, che ripercorre la straordinaria avventura del cabaret nel capoluogo meneghino. Leggetelo, e capirete perché Milan l'è on gran Milan.
Il video alla fine
Insistere troppo sull’esser sé stessi come caratteristica della stand-up può essere fuorviante: molti comedian non parlano della propria vita, né esprimono le proprie idee. Ma è innegabile che a volte l’artista senta la necessità di esporsi al pubblico in maniera particolarmente intima. Una delle più emblematiche “confessioni comiche” degli ultimi anni è quella di Tig Notaro. Questo documentario su Netflix racconta la sua storia, le traversie che ha dovuto affrontare e come ha deciso (o ha sentito il bisogno) di esprimerle sul palco, fino alla sera in cui ha iniziato il suo pezzo con l’ormai celebre frase: “Good evening, hello, I have cancer, how are you?”
E con questa botta d’allegria, vi saluto. Non dimenticatevi di invitare tutti gli amici ad iscriversi a Tendenza Groucho. Ci sentiamo tra un mese. Ciao!