Non c’è due
Oggi Tendenza Groucho compie tre anni. Un risultato incredibile, se si considera che è scritto da un’intelligenza artificiale nutrita solamente con saggi di Vittorio Sgarbi.
Già qualche anno fa, quando la stand-up comedy non era così mainstream e fuori dalle big two Roma e Milano c’era poco o niente, Brescia si distingueva per una scena comica vivida, ricca di comedian, rassegne, locali. Non è forse un caso dunque che proprio in quella città sia nato uno dei gruppi di più successo del panorama contemporaneo. Sto parlando dei Pota Boyz, che spopolano dal vivo e su TikTok grazie alle loro serate di improvvisazione. Ho intervistato Andrea Saleri, che assieme a Tiberio Cosmin, Davide Sberna, Davide Omino, Giovanni Romano e Adriano Pariante forma il sestetto che si sta esibendo in ogni parte d’Italia.
Innanzitutto, cosa sono i Pota Boyz?
I Pota Boyz sono un gruppo di comici MASCHI BIANCHI (ma non tutti etero, ci piace giocare a “Indovina chi?”) in grado di unire l’alcolismo con l’improvvisazione.
Quando e come è nata l’idea?
Circa un anno fa Tiberio Cosmin ha radunato la squadra come un Brad Pitt provetto in Bastardi Senza Gloria, quindi è merito/colpa sua. L’idea è stata ispirata da vari progetti nel mondo che hanno utilizzato questo stesso format e hanno riscosso numeroso successo, tra i quali la Romania. E ti pare che possiamo essere meno bravi dell’Est Europa?
Come si svolgono le serate? Che tipo di giochi d’improvvisazione fate?
Iniziamo con una decina di minuti di stand-up a testa per presentare ognuno il proprio stile e per scaldare il pubblico, poi segue la parte di improvvisazione vera e propria che dura circa 45 minuti. Facciamo un solo gioco di improvvisazione, ovvero una premessa di battuta lanciata dal presentatore che noi andiamo a chiudere man mano che ci viene in mente qualcosa.
Dopo una serie di aggiustamenti, abbiamo capito che il presentatore più adatto è Davide Sberna. Riesce a gestire i nostri ritmi comici, a volte a contribuire con una battuta e a interagire con noi. Scrive e scaletta le premesse senza dirci nulla, tanto bene o male sappiamo dove vanno a parare la maggior parte delle sue idee (il sesso, visto che è un pensiero ossessivo COMUNE al gruppo), quindi difficilmente ci prende in contropiede. MA quando succede è il massimo. A volte poi chiede l’aiuto del pubblico per completare degli spunti o per inventare delle premesse di sana pianta. Più la premessa è assurda e più ci stimola la fantasia, anche se delle volte basta qualcosa di semplice per farci andare fuori di testa.
Vi siete ispirati a qualche modello?
Sì, come ti ho detto nella risposta precedente è un modello piuttosto standard di improvvisazione. Non mi ascolti? E non usare la scusa che questa è un’intervista scritta e che avrei potuto avere la decenza di leggere tutte le domande prima di rispondere perché altrimenti me ne vado e porto a casa il pallone.
Come ci si prepara a questo tipo di giochi? Come si fa a migliorare nell’improvvisazione?
Un buon metodo è simulare il gioco con delle premesse che vengono al momento, non serve che vengano necessariamente buone battute, è solo un modo per riscaldarsi. Come per qualsiasi mestiere, anche l’improvvisazione richiede molta pratica, più la si fa e più diventa naturale. Poi tieni conto che siamo un gruppo molto coeso, ci spalleggiamo e in primis cerchiamo di farci ridere a vicenda. Questo divertimento naturale tra di noi sul palco si trasmette anche al pubblico.
Come sta andando?
Bene! Dal vivo siamo sempre più forti, speriamo di raggiungere più pubblico possibile!
State avendo grande successo anche sui social. In effetti, la formula si presta molto bene alla viralità su Instagram e TikTok. Quanto ha influito questo aspetto sulla scelta di fare improvvisazione? Cercavate sin dall’inizio qualcosa che potesse funzionare bene sui social o è stata una conseguenza inaspettata?
Abbiamo scelto questo format pensando proprio ai social e all’immediatezza del contenuto: è chiaro fin da subito quello che stiamo facendo, la comicità ci mette pochi secondi ad arrivare, e orienta il pubblico a una dimensione live, nel senso che gli viene voglia di muovere il sederino e venire a vederci nei locali e teatri.
Vi considerate un collettivo? Come vengono prese le decisioni nel gruppo?
Le decisioni sono molto democratiche, ci confrontiamo e cerchiamo di ragionare insieme. Per quanto riguarda il progetto Pota Boyz, siamo chiaramente tutti sulla stessa pagina, ci muoviamo insieme. Poi ognuno di noi ha la sua carriera parallela di stand-up. Anche lì c’è supporto ma chiaramente con dinamiche diverse, ognuno sale da solo sul palco, ognuno decide per sé, ognuno ha le sue responsabilità. In gruppo tutto ciò viene diviso equamente.
Secondo te questo formato è più accattivante per i gestori dei locali? Perché?
Non credo sia più accattivante il format di per sé, semmai lo è la quantità di pubblico che attira. Raramente ho visto gestori orientati più all’aspetto artistico che economico. “Attira pubblico? Allora va bene”, questo è il loro mantra di solito, ma non voglio generalizzare (anche se l’ho appena fatto).
E il pubblico come reagisce? Perché apprezza questo tipo di serate?
Il pubblico si diverte perché ci vede tentare cose nuove, a volte con successo, altre meno, ma senza mai demordere. Siamo costretti dalla natura del format ad essere spontanei e genuini. E poi essendo tutte battute secche, è più facile mantenere l’attenzione.
Coi Pota Boyz state intercettando fasce di pubblico nuove rispetto alle serate “classiche” di stand-up?
Il target è decisamente più ampio, si passa da gente giovanissima (14/15 anni) a persone più canute. Capitano molte più teste bianche nelle serate Pota rispetto a qualsiasi serata media di stand-up.
Ti capita mai di temere che la parte di improvvisazione prevalga sui monologhi che scrivi? Che la gente apprezzi di più l’improvvisazione che i tuoi testi scritti?
Imparare qualcosa di nuovo per stare sul palco non danneggia mai, così come studiare e farsi una cultura non ti porterà ad essere più ignorante. Personalmente, pensare a tante battute nuove mi ha aiutato nella scrittura di monologhi comici, mi ha permesso di scoprire corde più “demenziali” che prima sacrificavo per un valore di shock che alla lunga mi aveva stancato e soprattutto mi depotenziava nei ragionamenti satirici. La gente che viene alle serate Pota Boyz tendenzialmente preferisce la parte di improvvisazione perché è quello che si aspetta di vedere. Ma capita anche che alcuni si divertano molto nella prima parte proprio per la sorpresa di scoprire qualcosa di nuovo, e questo mi fa tanto piacere a livello personale.
Cosa ti sta dando a livello personale questa esperienza? Come artista, come organizzatore, a livello umano?
Ho imparato che l’esperienza di palco condivisa crea una sinergia molto simile a quella che devono avere le band quando suonano: sei meno intimorito dal fallimento perché ti senti protetto e allo stesso tempo protettore. È davvero divertente muoversi in gruppo, condividere successi e fallimenti accantonando per un attimo il proprio ego, farsi i dispettini come in gita alle medie e sbronzarsi malamente prima (e dopo) gli spettacoli. Una dimensione così con la stand-up non è possibile, e per quanto ami entrambe queste forme di spettacolo, ognuna ha qualcosa da insegnare, e come ho detto prima non fa mai male imparare cose nuove. Come organizzatore invece non ho imparato nulla perché non organizzo nulla, l’ho fatto tanti anni con la stand-up e ora preferisco dedicarmi solo all’esibizione. Lasciamo fare tutto a Tiberio, che è quello che sa meglio l’italiano.
Segnalazioni
Su Fumettologica Davide Scagni ragiona sul ruolo della comicità nella nostra epoca, con una bella verve polemica.
Daily Humor, la newsletter umoristica del New Yorker, vale la pena anche solo per le leggendarie vignette.
Marco Moretti ha creato il sito Milan Standup Comedy Map, un elenco aggiornato degli open mic meneghini.
L’angolo autoreferenziale
Come l’anno scorso, mi trovo al Fringe di Edimburgo per lavoro. Come l’anno scorso, è pieno di spettacoli di stand-up comedy. Come l’anno scorso, probabilmente non riuscirò a vederne neanche uno. 😭
Dove vedermi live
Ad agosto non mi troverete in giro, a meno che cerchiate veramente a fondo. Ma a settembre riparte la stagione con riconferme e novità.
Il video alla fine
As good as or better than di Simon King è uno dei migliori special che ho visto negli ultimi mesi.
Per il compleanno di Tendenza Groucho, vanno bene le torte in faccia?