La via italiana alla Zoom Comedy
Non servono certo i comici a dirvi che la pandemia da coronavirus è una cosa brutta. Però questi artisti, come in generale i lavoratori dello spettacolo dal vivo, ha subito in maniera particolarmente profonda la crisi. I lockdown hanno chiuso gli spazi di esibizione, togliendo di fatto l’humus nel quale la comicità cresce.
Quasi subito sono nate numerose iniziative che provavano a tamponare le ferite, e l’online ha dato una grossa mano; se questa situazione fosse avvenuta nell’epoca pre-social network, la mancata possibilità di comunicare col mondo esterno avrebbe causato ancora più danni dal punto di vista psicologico. Ok, ci saremmo evitati l’hashtag #andratuttobene, ma avremmo anche perso la possibilità di assistere ad alcuni tentativi di comicità sul web.
Il primo che ricordi è Red Zone Comedy. Offriva dirette inframezzate da interviste e pezzi registrati, tra i quali un indimenticabile Adolf Hitler in versione stand-up comedian alle prese con la chiusura dei locali.
Credo sia stato Pietro Sparacino il primo in Italia a proporre spettacoli dal vivo su Zoom, format replicato poi in diverse declinazioni, compresa quella dei Comici in Cantina che mi vede coinvolto e che ripartirà a breve. Ma di esempi di come i comedian si siano reinventati in rete ce ne sono davvero tanti. Limitandomi a segnalare alcuni di quelli in cui mi sono imbattuto personalmente: Time Out, il talk di Matteo Fallica e Eleazaro Rossi, Crisi (lo sketch comedy show della premiata ditta Comici in Piedi), il breve lampo di follia di Stand By Comedy, Puma in Gabbia, le serate via web del pub londinese preferito dai comici expat tricolori, fino all’imminente Loser da Asporto, un’ottima idea genovese che unisce due categorie particolarmente colpite dal Covid-19, comici e ristoratori.
Le iniziative più fortunate sono state quelle che hanno cercato di adattare il linguaggio alle mutate condizioni, perché replicare davanti alla propria webcam un pezzo di stand-up pensato per l’intimità di un locale è un’esperienza che non auguro nemmeno al mio peggior nemico (che, se non lo sapete, è Enrico Papi).
A mesi di distanza, il mondo della comicità è ancora alla ricerca di una quadra. L’esibizione sul web non è più così strana come sembrava all’inizio, ma si continua a procedere per tentativi nella speranza che presto si possa tornare a calcare i palchi. In questo momento di sospensione, ho avuto il piacere di assistere a uno show del quale avevo accennato nella scorsa newsletter. Si tratta di Seduty Comedy, ideata da Amedeo Abbate e Andrea Nani.
Una serie di sketch a due, ma senza la dinamica classica della coppia clownesca, presentati sulla piattaforma Vipresent.it. Pensato, scritto, diretto, interpretato, registrato e montato dal duo (nei credits surreali compare anche l’indicazione “Luci: Amedeo Abbate. Ombre: Andrea Nani”) e introdotto dal bellissimo skyline di Milano, Seduty Comedy è un tuffo nell’assurdo, che usa il linguaggio come trampolino per la fantasia. Nelle tre puntate più una (lo speciale di San Faustino), si va dalla semplicità delle battute one-liner, delle quali uno pronuncia il set-up e l’altro la punchline, al monologo quasi letterario con tempi comici più distesi, passando per la pubblicità di un individual network (l’antitesi dei social), per telefonate incomprensibili e per numerosi e improbabili personaggi: la cantautrice folk Judy Corda, lo sconclusionato allenatore Mister Cancello, il cittadino chiuso in una pretura kafkiana e molti altri.
Questo mix di insensatezza e giochi di parole (“Oggi Matthias Borzovic compirebbe 611 anni, ma non è mai esistito”. “Mi sono rifatto gli alluci perché anch’io valgo”) è molto distante dalle forme e dai contenuti proposti dalla stand-up comedy (abituato all’assenza di mediazione, io ad esempio inizialmente ho fatto fatica a riabituarmi al grado di finzione proposto dagli sketch), ma proprio per questo può essere l’occasione per assistere a qualcosa di diverso. Lo trovate qui.
Per chi è appassionato di comicità e vuole indagarne anche gli aspetti pratici, Seduty Comedy è interessante sotto diversi punti di vista, artistici e organizzativi. E’ oltretutto anche un piccolo resumé delle questioni e delle contraddizioni che gli addetti ai lavori stanno affrontando in questi tempi incerti. Un progetto che doveva essere live (in metropolitana) e per forza di cose è diventato online; che ha scelto di non interagire col pubblico (in aperto contrasto alle diffusissime dirette) e che però scalpita per presentarsi nei teatri; che si dichiara fieramente nonsense ma che ha l’ambizione di parlare dei tic della modernità; tra la ricerca di “monetizzare” e quella di trasformare le difficoltà in cifre stilistiche, abbracciandole con consapevolezza e puntando al massimo del risultato.
Amedeo lo conoscevo già prima, l’avevo visto spesso all’Arci Martiri di Turro (una realtà nata grazie a Dado Tedeschi, al quale dobbiamo molte cose, e che prima o poi avrà più spazio su Tendenza Groucho), mentre di Andrea ignoravo (colpevolmente) la storia. Da qui parte l’intervista.
Innanzitutto, chi è Andrea Nani?
ANDREA. Sono grafico di professione, nasco disegnatore ma a un certo punto ho scoperto di disegnare meglio a parole. Sono autore di innumerevoli gag, sketch, microscritti – come li chiamo io – acquerelli di testo che ho iniziato a pubblicare dal lontano 2005 sul mio blog stanlaurel.worpress.com. Giocare con le parole, inventare e creare mondi dalla collisione o fusione di termini apparentemente incompatibili è una cosa che faccio da sempre, come respirare.
Come vi siete conosciuti?
AMEDEO. Ci siamo incontrati timidamente al primo anno del corso “Cabaret e Stand-up comedy” dell’Accademia del comico di Milano. La prima volta che ho visto Andrea sul palco è stata al saggio di fine anno. Mi ha folgorato la sua comicità nonsense e ho, fin da subito, desiderato entrare in quel suo mondo totalmente surreale. L’anno successivo ci siamo ritrovati nella stessa aula alla Master class dell’Accademia e abbiamo cominciato a collaborare. I primi colloqui surreali sono nati lì, ci siamo trovati.
Come è nato Seduty Comedy?
AMEDEO. Non sarò originale: ne avevamo l’esigenza e non solo artistica. Seduty Comedy nasce con l’idea di andare in metropolitana ad esibirci. Avevamo bisogno di essere riconoscibili, allora ho detto ad Andrea che ci serviva una divisa che poi sono diventate delle felpe. Il nome è stata una sua idea. Poi le varie restrizioni ci hanno impedito di esibirci all’aperto e quindi sono nate diverse idee, ma tutte portavano a Seduty Comedy: un programma controtendenza, escludendo la “diretta” e utilizzando solo materiale totalmente inedito o quasi. Era il 15 dicembre. La vigilia di Natale, la svolta: avevamo le felpe con il logo.
Come funziona la piattaforma che avete scelto, Vipresent? E come mai avete scelto proprio questa?
AMEDEO. La risposta sembra quasi ovvia: in questo momento i teatri sono chiusi. Purtroppo però la stragrande maggioranza dei contenuti visibili trasmettono materiale che era già presente prima del coronavirus. Creare oggi un contenuto web rappresenta la sopravvivenza del nostro mestiere come artisti. Probabilmente è un’epoca di passaggio ma ci dobbiamo adeguare. L’alternativa è la morte dell’arte.
Qui la scelta non dipende solo da quello che si vuole fare o si può fare ma, soprattutto a chi si vuole trasmettere. Un live, anche se visualizzabile su Facebook e poi scaricabile, non avrà mai una buona risoluzione e difficilmente potrà essere utilizzato come materiale da inviare per partecipazioni Festival e/o altro. I web show richiedono un grande sforzo economico e una troupe significativa di persone co-partecipanti al progetto. Lo streaming tramite video hosting è più accessibile a chi ha pochi mezzi ma tante idee.
Vipresent è una piattaforma che si occupa di ben altro: offrono un servizio eccezionale per chi vuole comunicare coi suoi idoli (attrici, attori, youtubers, tiktokers, influencers). Nonostante questo, hanno organizzato diverse dirette live di stand-up, per questo li abbiamo contattati. Ci serviva soprattutto una piattaforma per “monetizzare”: ci sono diversi modi per apparire in rete, purtroppo però c’è pochissimo spazio per chi desidera ricevere un riconoscimento economico per il proprio lavoro senza dover raggiungere cifre esorbitanti di visualizzazioni.
Bisogna rispettare le proprie caratteristiche e, quindi, i propri mezzi. Non si può pensare di cominciare un progetto senza basi, ma ancor più importante è scegliere il terreno giusto. E’ importante fare una valutazione a priori del budget, del materiale e degli strumenti a disposizione. Noi avevamo poco o niente ma credo di poter dire che abbiamo sfruttato ogni millimetro di quel poco o niente. La ricerca, per quanto mi riguarda, deve trovare risposta sempre e comunque in qualcosa di originale. Oggi ci vogliono pochi secondi per perdere originalità sul web.
Gli sketch registrati sono stati una scelta anche "contro" le dirette in streaming? Non avete sentito l'esigenza di coinvolgere il pubblico?
ANDREA. Più che contro abbiamo cercato di sfruttare il mezzo nel miglior modo possibile, senza cercare di riprodurre l’atmosfera del live, di un palco vero davanti a un pubblico vero che vedi e di cui senti l’odore, l’energia.
AMEDEO. L’esigenza del pubblico c’è ed è vivissima, purtroppo bisogna anche riconoscere che il live in un teatro o in un locale non è assolutamente paragonabile a quello sul web. Detto questo, abbiamo semplicemente preso un’altra strada.
Montaggio, effetti video, mi è sembrato in alcuni casi addirittura auto-doppiaggio, ecc. Avete fatto tutto da soli? Avevate già conoscenze in materia?
ANDREA. Come grafico mi occupo anche di montaggio e dunque quella parte toccava a me, ma Amedeo mi ha dato una mano tagliando i primissimi sketch. Tutta la lavorazione del montaggio è stata comunque sempre condivisa e ogni passaggio ha aggiunto qualità e profondità al prodotto finale. L’auto-doppiaggio, come dici, era più un effetto “Ghezzi” quando presentava Fuori Orario, ma non è stato del tutto voluto. Alcune registrazioni, fatte tutte con i nostri cellulari, avevano talvolta un problema di sincronia tra video e audio. Che ho aggiustato alla “Ghezzi”.
Questo approccio ha caratterizzato tutta lavorazione in tutti i suoi aspetti. Tutti i limiti tecnici, logistici, atmosferici, pandemici che abbiamo trovato lungo il nostro percorso li abbiamo trasformati consapevolmente in qualcosa che, se non avrà la qualità di una produzione televisiva, ha una grana, una pasta, sì sporca, ma che è cifra stilistica e linguaggio intenzionale.
In un periodo in cui vanno di moda i monologhisti, come mai avete scelto di lavorare in coppia?
AMEDEO. Purtroppo la moda dei monologhisti porta con sé anche la moda degli individualismi, una cosa che proprio non sopporto. Sì, forse in alcuni casi si creano dei gruppi ma effettivamente ci si ritrova soli anche lì dentro. Personalmente ho sempre avuto voglia di condividere l’esperienza, non solo sul palco ma anche nella direzione artistica delle rassegne, con altri comici. Con Andrea è stato abbastanza facile, pur avendo idee molto diverse. Considerando il prodotto finale, non solo per le due ore e mezza di materiale registrato e montato, ma soprattutto per la coesione stilistica, credo sia un successo.
Come definite la vostra comicità?
AMEDEO. E’ proprio questo il punto. In generale, rincorriamo imperterriti, ogni giorno, delle definizioni che diano un senso ad ogni cosa. La nostra comicità, Seduty Comedy ne è la prova, è un canale che mostra colori sconosciuti ma che fa vedere esattamente quello che conosci. La nostra pretesa è quella di raccontare, attraverso dialoghi e personaggi nonsense, aspetti e brutture del nostro vivere. Così parliamo di violenze, depressione e isolamento ma anche di felicità, nostalgia emotiva e relazioni.
ANDREA. Il mio mondo di riferimento è quello del surreale e nonsense, dai Monty Python a Cochi e Renato passando per Buñuel, ma anche Tati, Peter Sellers e prima ancora di tutti Stan Laurel (da cui il nome del mio blog). Personalmente tutto il mio percorso di formazione, il mio vissuto, ha attraversato gli ambienti del surrealismo, se non altro per le letture, i film, le mostre.
Non avete avuto timori nell'usare i tanto vituperati giochi di parole. Qual è la vostra posizione al riguardo?
ANDREA. So bene che i giochi di parole possono risultare fastidiosi, infantili, prevedibili, sciocchi, e dunque detestabili. Proprio per questo faccio una grande attenzione e mi tengo alla larga dalla faciloneria con cui spesso si sentono calembour che fanno cascare le braccia. Se un giocoliere non fa cadere né braccia né birilli lo spettacolo è sempre godibile e affascinante.
Se non ci fosse stata la pandemia e il conseguente lockdown, pensate che vi sareste comunque cimentati in un progetto online? Pensate che possa essere una cosa che continuerete a fare a prescindere dal lockdown? O avete pensato a trasportare dal vivo gli sketch?
AMEDEO. Per quanto mi riguarda, non credo che continuerò online. Tra le tante definizioni che possiamo dare a Seduty Comedy, una è sicuramente “esperimento”. Come già accennato, bisogna rispettare le proprie competenze e sfruttarle al meglio.
ANDREA. Certamente abbiamo pensato di fare gli sketch dal vivo, ma per il live ci sarà altro lavoro da fare, non sarà una semplice traslazione da video a palco. Anche di questo siamo piuttosto sicuri.
AMEDEO. Anche se abbiamo virato su un progetto online, i nostri sketch nascono per il teatro.
L’angolo autoreferenziale
Durante il primo lockdown anche io mi sono cimentato in alcuni video a tema pandemia. Questo è Porno e coronavirus, il primo episodio di Stand-up Covidy.
Dove vedermi live
Segnalazioni
Programmi che forse non sarebbero nati senza il Covid. Saverio Raimondo, che in primavera aveva battezzato su Youtube il suo Covid Late Night, è poi sbarcato su Rai 4 con Pigiama Rave. Su Twitch trovate invece la crew di Tutti a casa. Capitanato da Francesco Lancia, è uno dei progetti più belli in circolazione.
C’è chi fa giochi di parole, chi usa il nonsense. E poi c’è Lui.
Giancarlo Bozzo, direttore artistico di Zelig, ha lanciato un appello a tutti i comici italiani per realizzare un censimento del settore in Italia, per avere idee più chiare sulla sua consistenza e provare a ipotizzare azioni comuni in questa difficile situazione storica. Se interessati, potete scrivere a giancarlo.bozzo@zeligmedia.it
Il video alla fine
Se ne è andato Roberto Brivio, che coi Gufi rappresenta il meglio della comicità milanese. Per quanto mi riguarda, non saranno mai incensati abbastanza.
Poche cose mi piacciono come i loro risotti d’osteria.
E anche questa puntata è giunta al termine. Ci rivediamo qui, tra un mese. Stay funny, stay negative. Ciao!